L'Istrice, la specie più comune di porcospino

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Questo simpatico e pacifico abitante dei nostri giardini è quello che comunemente chiamiamo porcospino

Molte persone non hanno mai avuto la fortuna di imbattersi in un istrice, questo perché, ad oggi, gli esemplari di questa specie, per i motivi più disparati, sono sempre più rari.

L'istrice o, meglio, le sue numerose sottospecie, abitano i territori dell'Africa centro-settentrionale ed anche l'Italia.

Usuale frequentatrice delle zone tirreniche, questo timido animale predilige le zone  scarsamente antropizzate e ricche di un abbondante vegetazione; in oltre, come dimostra la sua presenza in aree geografiche così diverse, è in grado di adattarsi a diversi habitat: dalla macchia mediterranea, alle foreste, fino alle zone semi-desertiche.

Tuttavia, è ancora da verificare la sua effettiva presenza nelle zone dell'area balcanica dove la sua presenza, malgrado le numerose segnalazioni, appare ancora poco credibile.

Ma, quando ci troviamo di fronte ad un animale con gli aculei, come possiamo sapere che si tratta proprio di un'istrice?

Primo indizio è, senza ombra di dubbio, la grandezza: a differenza del riccio, infatti, l'istrice ha una lunghezza che varia dai 60 fino a gli 82 cm per un peso che oscilla addirittura tra i 13 ed 27 kg. Come nel riccio, però, anche nell'istrice la coda è ridotta ad un moncherino di circa 112cm.

Il suo pelo, folto sul corpo, è setoloso e di colore nero; sulla testa, il pelo diviene di colore marroncino, mentre sulla gola si presenta una mezzaluna bianca, come un mezzo collare.

Essendo un animale principalmente notturno, una sua caratteristica sono le vibrisse che sporgono dal grosso muso arrotondato, poco più in sotto dei piccoli occhietti neri.

Ma, ovviamente, ciò che caratterizza in modo inconfondibile l'istrice sono gli aculei che raggiungono la lunghezza di ben 35cm e sono caratterizzati da un bel colore nere striato di bianco.

Essi possono essere eretti a piacere grazie ai muscoli piloerettori che l'istrice utilizza quando si sente in pericolo.

Anche gli aculei hanno, a loro volta, una particolarità: sulla coda, infatti, si presentano dei peli cavi, del tutto simili agli aculei, che l'animale, scuotendo, utilizza per scoraggiare gli eventuali aggressori.

Sulla testa poi, l'istrice non presenta dei veri aculei, ma solo dei peli particolarmente setolosi di colore bianco che, posti sulla sommità del capo come una specie di cresta erettile, sono utilissimi per ingannare gli aggressori.

Infatti, quando l'istrice è spaventata o eccitata rizza peli ed aculei nello stesso tempo apparendo più grossa e minacciosa di quanto non sia in realtà.

Nel caso in cui nemmeno questo espediente riesca a fare desistere l'aggressore dalle sue intenzioni, l'istrice inizia a picchiare rumorosamente le zampe sul terreno e a far 'suonare' gli aculei presenti sulla coda.

Come ultima risorsa poi, all'istrice non rimane altra scelta se non quella di caricare l'avversario ed infliggergli più aculei possibili. Infatti, gli aculei sono attaccati piuttosto superficialmente alla pelle dell'istrice e si staccano con facilità, finendo con il conficcarsi a fondo nel corpo dell'avversario.

Apparentemente aggressivi, però, gli istrici sono animali assai solitari, timidi e schivi e, durante il giorno, preferiscono riposare in calde ed umide spaccature nella roggia o in tane che scavano nel terreno.

Nelle ore buie, invece, girovagano coperti e riparati dalla confortante oscurità della notte alla ricerca di tuberi e bulbi di cui si nutrono.

Ovviamente poi, come tutti i buoni erbivori, non disdegnano morbide cortecce, patate e mais, che spesso rubano dalle piantagioni, per non parlare della frutta di cui vanno ghiotti: l'uva è il loro frutto preferito e sono in grado di farne scorpacciate mangiandone gli acini con tanta delicatezza da non staccare nemmeno il graspo dalla pianta.

Per finire, possiamo sfatare un luogo comune riguardante proprio questi animali: le istrici continuano a lavorare, a meno che le temperature non siano troppo rigide, anche durante l'inverno; infatti questi animali non vanno il letargo.

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